Squilla una chiamata su Skype. Nell’affrettarmi a rispondere urto la scacchiera, una Torre cade ed il mio cane, Jack, ci si avventa con un guizzo.
Dall’altra c’è Stefano: “Ciao Mauro, come va?”
“Stefano, aspetta un secondo perché il cane mi ha appena mangiato una Torre”
“Evidentemente lui gioca meglio!”
Ecco, è questo lo Stefano Tatai che conosco: allegro, pronto alla battuta e sempre ottimista.
E’ difficile parlare di una leggenda degli scacchi come lo è Stefano senza cadere nelle citazioni comuni: il record di campionati italiani vinti e sul quale per qualche tempo abbiamo scherzato; prima perché il numero dei suoi “scudetti” era superiore a quelli della mia squadra del cuore e dopo per l’avvenuto sorpasso… oppure per le sue vittorie contro avversari dell’élite mondiale, argomento sul quale sembrava schernirsi subito dopo ricordando le sue stesse sconfitte.
L’aspetto imponente incuteva un iniziale timore che veniva subito mitigato dalla sua grande signorilità. Verso gli amici, poi, la sua disponibilità senza riserve era quasi disarmante.
Stefano è e sarà ricordato anche per questo.
Tre le sue maggiori pubblicazioni: un libro sul torneo di Venezia 1969 in lingua inglese, uno sul Gambetto Jaenisch della Spagnola (Le Gambit Jaenisch, Tatai & Zinser, 1978, in lingua francese) ed il più conosciuto “Tatai insegna la Najdorf” (in italiano, ed. Caissa, 2008).
A questi aveva da poco aggiunto un lavoro imponente sulla variante Tarrasch della Difesa Francese, disponibile come eBook sul suo blog, al quale aveva dedicato tutte le energie che la malattia gli stava sottraendo.
L’Uomo, lo Scacchista e l’Amico Stefano Tatai voglio ricordare con queste partite, forse poco famose ma sicuramente interessanti.
La prima partita è stata pubblicata come articolo didattico con i commenti di Stefano Tatai, nel numero 12/89 della rivista Torre & Cavallo per sviluppare i temi per il mediogioco:
* Strategia dell’attacco Rauzer
* Sacrificio posizionale della Qualità in ‘c3’
* Apertura della colonna ‘b’
* diversità di materiale
* Re esposto
(Mauro Graziani)